L' Archetipo della Dea Madre tra Mito e Danza

Dea Madre Danza del Ventre
GRANDE DEA MADRE

IL MITO  IL RITO  LA DANZA

Marialuisa Sales

2001 - 2005

"Alla fine degli anni '90 fui tra le prime artiste in Italia a trarre ispirazione dall'archetipo della Grande Dea per creare opere di teatro-danza dedicate al Divino Femminile. In quegli anni viaggiai intensamente in tutto il Mediterraneo e il mondo Celtico, nutrendo in me stessa quel repertorio di simboli ed archetipi che sarebbero poi confluiti nelle mie creazioni. Visitai le Grandi Madri dall'Italia del Sud, a Malta, Creta e la Turchia, la mitica Foresta di Broceliande e il silenzio del Thor di Avalon. Trovai grande ispirazione nella tecnica della Danza Mediorientale che, liberata da un immaginario di spettacolo da cabaret, contemplava nella sua essenza movimenti potenti ed ancestrali, naturali al corpo di qualsiasi donna. Il mito della discesa di Inanna-Ishtar - dunque uno spogliarsi graduale del superfluo verso l'essenzialità - divenne centrale nelle mie opere. 


Questa visione, impalpabile e non ideologica, divenne un riferimento per molte donne di qualsiasi età e condizione sociale che frequentavano i miei corsi di danza. Il corpo divenne il mezzo di esplorazione del Potere del Divino femminile.

Fu così che, negli anni tra il 2000 e il 2005, sperimentando continuamente con il mio gruppo di donne - e grazie al sostegno pubblico di Mediascena Europa - potei produrre Trilogia al Femminile, un trittico di performance di teatro-danza che utilizzava in modo sinergico una pluralità di linguaggi coreutici, visivi e musicali sorretti da testi estratti dalle Tradizioni spirituali orientali ed occidentali sul Sacro Femminino..."

Marialuisa Sales

TRILOGIA AL FEMMINILE

"TRILOGIA AL FEMMINILE" è un trittico di performance di teatro-danza prodotte da Marialuisa Sales negli anni 2002-2005 per la rassegna "Off Broadway" di Mediascena Europa, con estratti rappresentati in tutta Italia. Nelle performance vengono utilizzati in modo sinergico una pluralità di linguaggi coreutici, visivi, musicali sorretti da testi estratti da tradizioni spirituali orientali ed occidentali incentrate sul sacro femminino. La trilogia inizia con "Devi, Inno alla Dea Madre" (2002) in cui la danza mediorientale viene utilizzato in modo completamente innovativo e teatralizzata nell'assecondare la discesa della Dea Babilonese Ishtar agli inferi. Segue "Ardvi Sura Anahita" (2003), un omaggio danzato alla Dea Avestica delle acque,  accompagnato da testi evocativi di Rumi e Jami. La trilogia si conclude con l'esplorazione cantata e danzata dell'Inno alla Grande Madre del testo di C. G. Leland "Aradia, Il Vangelo delle Streghe" (2004/5): la Dea svelata rivela il suo segreto alle sue figlie del bosco: 

"Io sono stata con te sin dall'inizio e sono ciò che è raggiunto alla fine del Desiderio"
E la Dea sparirà di nuovo, per apparire in nuove forme...

"LA DEA DELLE STREGHE", 2005
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA, 2005
TEATRO TENDA PIANETA, ROMA, 2005
TEATRO SAN PAOLO, ROMA 2003
MEDIASCENA EUROPA, "OFF BROADWAY 2004"
VINCITORE DEL CONCORSO "CITY HIDE PROJECT",COMUNE DI ROMA, "OFFICINA GIOVANI", COMUNE DI PRATO, 2005
L'ATELIER "AENEA"DEL MOSAICISTA L. N. ENEA, 2005

"LA DEA DELLE STREGHE", 2005 UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA, 2005 TEATRO TENDA PIANETA, ROMA, 2005 TEATRO SAN PAOLO, ROMA 2003 MEDIASCENA EUROPA, "OFF BROADWAY 2004" VINCITORE DEL CONCORSO "CITY HIDE PROJECT",COMUNE DI ROMA, "OFFICINA GIOVANI", COMUNE DI PRATO, 2005 L'ATELIER "AENEA"DEL MOSAICISTA L. N. ENEA, 2005
Ispirato al testo “Aradia – Il Vangelo delle Streghe” di C. G. Leland nella traduzione curata da Lorenza
Menegoni. Tre danzatrici, due attrici ed una cantante interagiscono in scena utilizzando una pluralità di linguaggi espressivi che si animano da una installazione "cosmogonica" da cui si dipana la performance. Il linguaggio coreutico dell’"etnico" viene fortemente decontestualizzato e modernizzato per veicolare messaggi universali, aldilà di qualsiasi legame spazio-temporale.
Personaggi: La grande Sacerdotessa, La Fata Incantata, Le Colonne del Tempio, La Strega, La Voce del Bosco Sacro
In Principio……
Come in tutte le Cosmogonie sacre, dal Buio Primordiale si genera la Luce. Le due Colonne del Tempio, simbolo di tutte le dualità create, danzano schiena a schiena, come nel primo capitolo della Genesi, ed avviene il primo atto di ogni vivente: riconoscere l’”Io” dall’”Altro”. Nasce l’ ”Io sono”. Alarippu, la prima danza, è dunque il risveglio del corpo della danzatrice, svelata gradualmente come l’alba che sta per nascere. La danza successiva, su un testo medioevale di Raimondo Lullo, inneggia al sorgere del sole nei più puri modi della letteratura cortese. Il tema dell’Amore di Separazione ci ricorda che in ogni nascita c’è distacco. Echeggia dunque l’invocazione alla Grande Dea in un bosco incantato, in un carillon fatato e in un cerchio sacro, mentre brani estratti dal repertorio indiano, diffondono i loro messaggi di Amore e Gioia. Ritorna infine la Notte, si spengono le luci; lo spettacolo è quindi come un giorno, una vita, un’era, un rito. Omaggio ad una sacralità tutta al femminile, archetipica ed universale.
A. Migliorini (Danza Classica Indiana Bharata Natyam), M. Sales (Danza Mediorientale e sue interpretazioni contemporanee) - L. Raciti - Katya Sanna (per gentile concessione Compagnia Nuove Indye) - A. Migliorini, M. Sales, Paola Stella - Giovanna Genovese, Camilla Triolo


"ARDVI SURA ANAHITA" 
TEATRO TENDA PIANETA, 2003
"ARDVI SURA ANAHITA"  TEATRO TENDA PIANETA, 2003  ALBUM FOTOGRAFICO       Nell'ambito di "Sura, o dell'ebbrezza divina". Lo spettacolo "Ardvi Sura Anahita" nasce come prosecuzione del primo "Devi - Inno alla Dea Madre", ambedue prodotti per "Off Broadway " 2003 e 2004 (Mediascena Europa), riprendendone e sviluppandone alcuni spunti particolari inerenti all' indagine sulla spiritualità femminile concepita in modo istintivo, corporeo e primordiale. Prende quindi il titolo dal nome dell'antica divinità persiana (i cui attributi erano infatti "umida, fertile e feconda") che presiedeva alle acque, Dea celeste fonte di tutte le acque terrestri, elemento che domina sovrano nelle danze mediorientali, caratterizzate da un moto fluido, ipnotico ed arcaico. Una Dea delle Acque quindi, per una danza anticamente legata ai culti della fecondità i cui moti circolari riportano ad un vissuto arcaico e non lineare del tempo. Lo spettacolo si sviluppa in una serie di quadri che alternano canti, danze e recitazione mirando a suggerire un panorama quasi onirico della spiritualità femminile: dal piacere corporeo di un gruppo di ragazze che giocano con le gonne, all'estasi liberatoria delle danza vorticose, al rapporto con quel "velo" che tutto copre. Viene quindi utilizzato un linguaggio sincretico che mira a rivalutare la bellezza di questa antica tecnica, liberandola da forme parodistiche pseudo-orientali, se non addirittura cabarettistiche, in cui la cultura attuale sembra relegarla. Non più "movenze femminili", ma la ricerca del movimento potente, che ridia alla donna la sensazione di un femminile totale, multiforme e spiritualizzato, aldilà del confine in cui ogni cultura ha sempre cercato di rinchiudere queste "acque mutevoli".



Nell'ambito di "Sura, o dell'ebbrezza divina". Lo spettacolo "Ardvi Sura Anahita" nasce come prosecuzione del primo "Devi - Inno alla Dea Madre", ambedue prodotti per "Off Broadway " 2003 e 2004 (Mediascena Europa), riprendendone e sviluppandone alcuni spunti particolari inerenti all' indagine sulla spiritualità femminile concepita in modo istintivo, corporeo e primordiale. Prende quindi il titolo dal nome dell'antica divinità persiana (i cui attributi erano infatti "umida, fertile e feconda") che presiedeva alle acque, Dea celeste fonte di tutte le acque terrestri, elemento che domina sovrano nelle danze mediorientali, caratterizzate da un moto fluido, ipnotico ed arcaico. Una Dea delle Acque quindi, per una danza anticamente legata ai culti della fecondità i cui moti circolari riportano ad un vissuto arcaico e non lineare del tempo. Lo spettacolo si sviluppa in una serie di quadri che alternano canti, danze e recitazione mirando a suggerire un panorama quasi onirico della spiritualità femminile: dal piacere corporeo di un gruppo di ragazze che giocano con le gonne, all'estasi liberatoria delle danza vorticose, al rapporto con quel "velo" che tutto copre. Viene quindi utilizzato un linguaggio sincretico che mira a rivalutare la bellezza di questa antica tecnica, liberandola da forme parodistiche pseudo-orientali, se non addirittura cabarettistiche, in cui la cultura attuale sembra relegarla. Non più "movenze femminili", ma la ricerca del movimento potente, che ridia alla donna la sensazione di un femminile totale, multiforme e spiritualizzato, aldilà del confine in cui ogni cultura ha sempre cercato di rinchiudere queste "acque mutevoli".
Coreografia e regia: Marialuisa Sales; Interpreti: Daniela Cipriani; Carlotta Facchini; Marialuisa Sales; Paola Stella; Giovanna Leva Joglekar (per il brano di Fusion); Attrici-Danzatrici: Camilla Triolo; Giovanna Genovese; Testi: liriche dei poeti classici Rumi, Jami; Decorazioni: Paola D'Alberti
Repliche per "Terzo Festival di Danza Multietnica" di Roma (2004); "San Lorenzo, Arte in Movimento" (2004)



"DEVI, INNO ALLA DEA MADRE"
TEATRO SAN PAOLO, 2002
Primo spettacolo della trilogia dedicata alla sacralità al femminile, in cui si indaga l'essere umano come "DUR-AN-KI": legame tra Cielo e Terra.
Coreografie: Marialuisa Sales
"DEVI, INNO ALLA DEA MADRE" TEATRO SAN PAOLO, 2002 ALBUM FOTOGRAFICO Primo spettacolo della trilogia dedicata alla sacralità al femminile, in cui si indaga l'essere umano come "DUR-AN-KI": legame tra Cielo e Terra. Coreografie: Marialuisa Sales Musiche originali: Francesco Maisto, Marcello Malvica
Musiche originali: Francesco Maisto, Marcello Malvica
Interpreti: Daniela Cipriani, Carlotta Facchini, Laura Lucamarini, P.T. Elias, Marialuisa Sales, Paola Stella. Attore: Giovanni Petralia

"Esperta del teatro-danza arabo (...) la Sales sviluppa un proprio sincretismo coreutico innestando il tradizionale con la danza contemporanea con ottimi risultati, assai apprezzati dal pubblico (..) Nel cammino in discesa Ishtar abbandona un velo ad ogni scalino assieme ai gioielli di cui è ricoperta, segno di un effimero che si spoglia degli orpelli per giungere all'essenzialità dello spirito: una danza assai interessante che ha una progressione drammatica e sensuale nella quale la Sales si è espressa con viva intensità"
( F. Ancona in RINASCITA, 23 novembre 2002)

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