"LA DEA DELLE STREGHE", 2005
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI ROMA LA SAPIENZA, 2005
TEATRO TENDA PIANETA, ROMA, 2005
TEATRO SAN PAOLO, ROMA 2003
MEDIASCENA EUROPA, "OFF BROADWAY 2004"
VINCITORE DEL CONCORSO "CITY HIDE PROJECT",COMUNE DI ROMA, "OFFICINA GIOVANI", COMUNE DI PRATO, 2005
L'ATELIER "AENEA"DEL MOSAICISTA L. N. ENEA, 2005
Ispirato al testo “Aradia – Il Vangelo delle Streghe” di C. G. Leland nella traduzione curata da Lorenza
Menegoni. Tre danzatrici, due attrici ed una cantante interagiscono in scena utilizzando una pluralità di linguaggi espressivi che si animano da una installazione "cosmogonica" da cui si dipana la performance. Il linguaggio coreutico dell’"etnico" viene fortemente decontestualizzato e modernizzato per veicolare messaggi universali, aldilà di qualsiasi legame spazio-temporale.
Personaggi: La grande Sacerdotessa, La Fata Incantata, Le Colonne del Tempio, La Strega, La Voce del Bosco Sacro
“In Principio……”
Come in tutte le Cosmogonie sacre, dal Buio Primordiale si genera la Luce. Le due Colonne del Tempio, simbolo di tutte le dualità create, danzano schiena a schiena, come nel primo capitolo della Genesi, ed avviene il primo atto di ogni vivente: riconoscere l’”Io” dall’”Altro”. Nasce l’ ”Io sono”. Alarippu, la prima danza, è dunque il risveglio del corpo della danzatrice, svelata gradualmente come l’alba che sta per nascere. La danza successiva, su un testo medioevale di Raimondo Lullo, inneggia al sorgere del sole nei più puri modi della letteratura cortese. Il tema dell’Amore di Separazione ci ricorda che in ogni nascita c’è distacco. Echeggia dunque l’invocazione alla Grande Dea in un bosco incantato, in un carillon fatato e in un cerchio sacro, mentre brani estratti dal repertorio indiano, diffondono i loro messaggi di Amore e Gioia. Ritorna infine la Notte, si spengono le luci; lo spettacolo è quindi come un giorno, una vita, un’era, un rito. Omaggio ad una sacralità tutta al femminile, archetipica ed universale.
Come in tutte le Cosmogonie sacre, dal Buio Primordiale si genera la Luce. Le due Colonne del Tempio, simbolo di tutte le dualità create, danzano schiena a schiena, come nel primo capitolo della Genesi, ed avviene il primo atto di ogni vivente: riconoscere l’”Io” dall’”Altro”. Nasce l’ ”Io sono”. Alarippu, la prima danza, è dunque il risveglio del corpo della danzatrice, svelata gradualmente come l’alba che sta per nascere. La danza successiva, su un testo medioevale di Raimondo Lullo, inneggia al sorgere del sole nei più puri modi della letteratura cortese. Il tema dell’Amore di Separazione ci ricorda che in ogni nascita c’è distacco. Echeggia dunque l’invocazione alla Grande Dea in un bosco incantato, in un carillon fatato e in un cerchio sacro, mentre brani estratti dal repertorio indiano, diffondono i loro messaggi di Amore e Gioia. Ritorna infine la Notte, si spengono le luci; lo spettacolo è quindi come un giorno, una vita, un’era, un rito. Omaggio ad una sacralità tutta al femminile, archetipica ed universale.
A. Migliorini (Danza Classica Indiana Bharata Natyam), M. Sales (Danza Mediorientale e sue interpretazioni contemporanee) - L. Raciti - Katya Sanna (per gentile concessione Compagnia Nuove Indye) - A. Migliorini, M. Sales, Paola Stella - Giovanna Genovese, Camilla Triolo
Marialuisa Sales per Mediascena Europa, 2005
(CLICCARE SULLA PRIMA FOTO PER APRIRE LA VISUALIZZAZIONE)